Nella giornata del 23 maggio 2014, intorno alle ore 17.45 locali, si è verificato un evento tornadico di tipo mesociclonico tra i comuni di Chioggia e Cavarzere, in provincia di Venezia. Il temporale a supercella che ha generato il vortice è stato monitorato e documentato sul campo anche con l’ausilio delle scansioni del radar ARPAV del Centro Meteo di Teolo (PD) nonchè con i dati delle stazioni meteorologiche al suolo della rete MeteoNetwork-MeteoTriveneto. Attraverso l’approccio ormai collaudato dell’analisi integrata, attuata ricorrendo a fotografie dell’evento, immagini radar, satellitari, modelli meteorologici e radiosondaggi, si vedrà di spiegare i fattori termodinamici alla base degli eventi occorsi e di illustrare l’evoluzione del fenomeno temporalesco.
Una moderata saccatura in quota si avvicina da ovest al nord Italia, come si può notare dalla seguente mappa alla quota di circa 5000 metri tratta dal sito dell’Associazione MeteoNetwork, con al suo seguito masse d’aria più fredde e secche (colore verde) di quelle preesistenti sulla pianura veneta (colore giallo).
A livello del suolo, nel primo pomeriggio, si nota una convergenza tra venti umidi da sud-est e venti secchi da sud-ovest al confine tra le province di Rovigo e Ferrara (si vedano le successive 4 mappe). Questa è stata senza dubbio la “scintilla” che ha generato le imponenti celle temporalesche sul rodigino, trasportate poi dalle correnti in quota da sud-ovest verso il basso veneziano. Inoltre, nella prima mappa delle 14 UTC (ore 16 locali) del vento a 10 m dal suolo si nota di nuovo la rotazione antioraria delle correnti sopra Chioggia e comuni limitrofi.
Anche il radiosondaggio previsto su Padova dal modello WRF di MeteoNetwork conferma un profilo verticale del vento tipico di eventi tornadici, con correnti nei bassi strati da sud-est e venti più intensi sud-occidentali oltre i 1000-1500 metri di quota.
Al suolo i valori di dew point (temperatura di rugiada) appaiono di tutto rispetto, poichè compresi tra 16°C e 17°C sul Veneto meridionale e ferrarese.
Il modello ARW del LAMMA Toscana aveva ben individuato l’innesco delle celle temporalesche proprio nel punto di convergenza al suolo tra vento umido da sud-est e vento più secco da sud-ovest (si vedano le successive 3 mappe di precipitazione prevista), seppur con un lieve anticipo.
Le scansioni del radar ARPAV del Centro Meteo di Teolo (PD) mostrano la supercella in salita dal rodigino verso il basso veneziano con un esteso “inflow notch” (freccia bianca), ovvero un’area a bassa riflettività che indica una forte corrente di inflow che in genere precede la comparsa dell’eco ad uncino.
La seguente mappa mostra la nostra direzione di avvicinamento all’updraft (frecce gialle), mentre la freccia rossa indica il percorso al suolo del tornado che quindi ha interessato le campagne tra le frazioni di Ca’ Bianca e Ca’ Pasqua nel comune di Chioggia, ma probabilmente anche parte del comune di Cavarzere.
Scendendo verso sud notiamo in direzione di Chioggia un lowering che classifichiamo senza molti dubbi come “wall cloud”. Alla destra della nube a muro si colloca il downdraft che poi dovrà essere individuato come FFD (Forward Flank Downdraft) supercellulare vista la successiva evoluzione.
Ci avviciniamo al mesociclone attraverso una strada arginale per disporre della miglior visuale possibile: alla sinistra della wall cloud compare una “inflow band” (freccia rossa), chiaro segnale della rapida entrata nel temporale di massicce quantità di masse d’aria caldo-umida dal mare.
Dopo una manciata di secondi, la inflow band torna ad una configurazione più similare ad una inflow tail, mentre alla base della wall cloud si genera un breve funnel cloud curvilineo.
Passano pochi minuti e, giunti nei pressi di Codevigo (PD), notiamo verso sud-est un’imponente struttura ormai chiaramente mesociclonica con wall cloud alla quale è collegata una inflow tail (freccia rossa piccola) e una grossa tail cloud, chiaro indice quest’ultima che a breve l’occlusione del mesociclone (e quindi l’eventuale tornado) avrà luogo. Le due frecce rosse parallele ascendenti vogliono rappresentare il mesociclone, mentre la freccia blu discendente il downdraft (Forward Flank Downdraft, FFD) della supercella, di cui una parte (freccia celeste) viene risucchiata dal mesociclone stesso all’interno del temporale portando alla comparsa della tail cloud.
Nella successiva foto si può meglio apprezzare l’intera struttura mesociclonica orma giunta allo stadio di “maturità” (occlusione mesociclonica). Stiamo guardando verso sud, per cui a breve entreremo all’interno dell’eco ad uncino.
Siamo ormai a un paio di chilometri a nord rispetto al centro del mesociclone, quando dalla parte del downdraft si delinea la tail cloud, la nube che indica che parte dell’aria più fresca e umida del downdraft principale della supercella viene “ripresa” dal mesociclone e portata di nuovo verso l’alto. Si fa strada anche la “clear slot”, ovvero una regione di cielo più chiaro a sud-ovest della wall cloud che indica l’intrusione di aria più secca che si avvolge attorno al mesociclone. Altro chiaro indizio che se deve fare un tornado questo è il momento.
Ed ecco infatti che la circolazione mesociclonica tocca il suolo tra Chioggia e Cavarzere sollevando polvere e qualche detrito non identificato. La freccia rossa denota l’asse obliquo della corrente ascendente, caratteristica tipica delle supercelle e di tutti i temporali di forte intensità: ciò spiega perchè il contatto con il suolo del tornado non sia avvenuto esattamente al centro della proiezione verticale della nube sovrastante, ma piuttosto all’estremità orientale da dove, per l’appunto, proveniva l’inflow.
Noi ci trovavamo ancora a nord rispetto alla supercella (posizione pericolosa), a causa di problemi legati al traffico e ad un grave incidente, per cui il mesociclone ci sarebbe passato sopra e con lui il tornado… tuttavia, non osservando massicci sollevamenti di detriti, avevamo già valutato l’evento in corso come di debole intensità (EF0) e quindi sostanzialmente innocuo.
Sempre dalla strada arginale destra del fiume Bacchiglione, nei pressi di Ca’ Bianca, continuiamo a monitorare il tornado presente poco più ad est a circa 4-5 km di distanza rispetto alla nostra posizione. Continuava a piovere in quanto ci trovavamo in parte ancora dentro il FFD e in parte dentro l’uncino, decidiamo quindi di spostarci verso est per distanziarci dal downdraft e avvicinarci ulteriormente al tornado. Portandoci così a circa 2-3 km dal vortice, potevamo osservare la netta rotazione antioraria della wall cloud.
Il tornado ha toccato terra per un paio di volte per complessivi 3-4 minuti essenzialmente su aree agricole; non sono stati riscontrati danni degni di nota. Come si evince dalle foto, non era presente la classica nube ad imbuto, ma la colonna d’aria rotante in discesa dalla wall cloud ha toccato terra, ragion per cui si può classificare l’evento come tornado o tromba d’aria.
Ad un certo punto il tornado si estingue e il mesociclone passa sopra la nostra postazione, ad un paio di chilometri più ad est. Poco dopo la base delle nubi si innalzerà progressivamente per l’afflusso di aria relativamente più secca nella parte posteriore del sistema temporalesco.
La seguente foto, scattata da Maicol Zennaro, ritrae il medesimo mesociclone visto da Sottomarina.
Il seguente video, montato da Giorgio Pavan, ripercorre tutte le tappe della caccia del 23 maggio 2014 e permette di osservare la rotazione della wall cloud tornadica tra Chioggia e Cavarzere.
“Era da qualche giorno che i modelli di previsione vedevano le possibilità di temporali dalle grosse potenzialità per venerdì 23 maggio e così, dopo qualche messaggio e un paio di telefonate, io e Alberto decidiamo di passare un pomeriggio assieme a caccia di temporali.
La zona con le potenzialità maggiori è vicino a dove abita Alberto e così ci ritroviamo a casa sua.
Mentre guidavo sulla tangenziale di Mestre per raggiungere la meta prefissata, verso nord vedevo nascere una forte cumulogenesi ed in pochi minuti c’era già il primo temporale in atto con tuoni fulmini e pioggia battente.
Portandomi più a ovest, e ormai prossimo alla casa di Alberto, vedo un nuovo temporale nascere: ormai i giochi erano iniziati, ero arrivato appena in tempo.
Carico Alberto in auto e armati di smartphone e fotocamere digitali ci lanciamo come dei caccia sulla cella temporalesca poco più a sud della nostra posizione di partenza.
Il temporale in questione presentava anch’esso un’evoluzione rapida con un lowering molto basso.
L’atmosfera attorno a noi è afosa e calda nonostante il cielo sia coperto dalle incudini dei temporali che si stanno formando.
Ci portiamo praticamente sotto l’updraft del temporale ed osserviamo la sua evoluzione da vicino ammirando anche un piccolo funnel.
Seguiamo quindi questa cella nel suo procedere verso Nord Est ma non ingrana, non sembra quella giusta. Tuttavia rimaniamo entrambi affascinati dalla velocità di rigenerazione dei temporali che mostravano updraft esplosivi che in pochi minuti portavano la sommità dei cumulonembi al ghiacciamento.
Andare a caccia di temporali con Alberto è come fare un corso di meteorologia pratica sul campo. Alberto è un’enciclopedia vivente sui temporali e sulle nubi accessorie ad esso e quindi, tra un passaggio a livello chiuso e la coda ai semafori, non smetto di imparare un secondo perché un conto è leggere sui libri, un conto è vedere sul campo la formazione e l’evoluzione delle nubi.
Nel frattempo un poderoso temporale dalla riflettività sospetta si sta abbattendo sul trevigiano. Decidiamo di provare a raggiungerlo ma entro breve realizziamo che è impossibile beccarlo ed a sud, verso Rovigo, sta nascendo una nuovo temporale.
Avevamo dato un occhio ai dew point da poco ed erano ancora alti ovunque nonostante i temporali appena passati.
Era quella la dryline che stava arrivando: era quella la miccia che stavamo aspettando.
Giro la macchina e via di nuovo verso la bassa cercando di fare il più in fretta possibile tra traffico e code varie.
Ci avviciniamo e presto riusciamo a vedere la base del temporale: bassissima.
Dobbiamo sbrigarci. Ci dirigiamo verso Cavarzere.
Troviamo un incidente grave e ci tocca stare fermi in coda mentre il temporale prende forza e ci punta.
Il traffico si sblocca quando ormai il temporale ci ha praticamente raggiunto. Svoltiamo a sinistra alla prima strada disponibile. E’ un argine. Bene ci diciamo, così abbiamo visuale libera senza ostacoli e puntiamo spediti verso sud per evitare il downdraft e la relativa pioggia.
Vediamo subito la wall cloud e un’imponente tail cloud. Ci siamo, è il momento. Proseguiamo sull’argine che diventa una strada sterrata con erba altissima che copre quasi il cofano della macchina ma non possiamo tirarci indietro ora.
Facciamo delle veloci valutazioni per capire se ci sta puntando o ci sfila più a sud dato che non vogliamo finire dentro la circolazione mesociclonica e nemmeno dentro il diluvio che arrivava alle nostre spalle.
Riusciamo a rimanere dentro all’inflow della supercella e davanti a noi improvvisamente si alza della polvere dal suolo mentre sopra è evidentissima la rotazione delle nuvole.
Ecco il tornado.
La circolazione antioraria ha toccato il suolo davanti a noi fortunatamente in una zona di aperta campagna.
Ci portiamo ancora più vicini ed ecco un altro touch down. Questa volta la polvere alzata è molta di più e il nuvolone dura per qualche minuto e ci sfila davanti.
Arrivato sulla laguna il temporale perde forza e ci supera passando sopra le nostre teste rapidamente. Entro pochi minuti esce anche il sole che illumina il temporale in allontamento mentre perde lentamente la sua organizzazione e diventa un gruppo di multicelle.”
da una collaborazione Meteonetwork/Meteotriveneto
Alberto Gobbi – Giorgio Pavan